I genitori, con una matura organizzazione psicologica, assumono la funzione di Oggetti-Sé, mettendo in campo funzioni regolative critiche per l’organizzazione psicologica ancora immatura e incompleta del loro bambino.
La madre è quella prima figura (Oggetto-Sé) che viene recepita, vissuta, esperita dal bambino come capace – o meno – di offrire in modo sufficientemente stabile e duraturo, funzioni di cui pian piano si approprierà, entro una relazione che lo conserva, lo contiene, lo protegge, lo rassicura, lo tranquillizza, lo sostiene e lo stimola, influendo così, positivamente, sulla percezione di Sé.
Il legame con l’Oggetto-Sé che è stato interiorizzato in condizioni generalmente buone è disponibile ad essere evocato quando necessario, quale fonte propria di tranquillizzazione, sostegno e accrescimento di autostima. A questo punto si può affermare che quanto più salda e sicura è stata la formazione del primitivo Sé, tanto più sarà facilitato lo sviluppo dello stesso Sé nel suo cammino verso l’indipendenza e la maturità adulta.
Nel corso dei primi dieci mesi di vita sono stati individuati quattro momenti dell’emergere del senso di Sé che corrispondono ad altrettante scoperte da parte del bambino che si apre alla vita.
Il Sé poroso, quando il neonato tenta di coordinare le prime percezioni, emozioni, movimenti e sensazioni in modo improbo, poiché non ha ancora una visione d’insieme dei fenomeni; in questa fase non c’è differenza tra lui e la madre, tra il suo corpo e quello delle persone che lo accudiscono. Il primo nucleo del Sé, nel momento in cui il bambino scopre, gradualmente, di essere un’entità diversa e separata dalla madre; quando questa scoperta diventa chiara e stabile è come se il bambino vivesse una seconda nascita. Il senso oggettivo di Sé si sviluppa tra i 6 e i 9 mesi quando il bambino incomincia a capire le intenzioni degli altri da alcuni loro semplici comportamenti che si ripetono nell’arco della giornata. Infine il senso di Sé verbale nasce intorno ai 15 e i 20 mesi in contemporanea con lo sviluppo del linguaggio che consente delle prime forme di riflessione su di Sé. Le parole aiutano a pensare in un modo nuovo, ad un livello più rappresentativo; ora il bambino quando si guarda allo specchio, si riconosce e non pensa più di vedere un altro bambino.
Tra il primo e il terzo anno di vita il bambino diventa, quindi, impegnato ad esercitare un controllo su di Sé, sul mondo e mostra di avere una sana voglia d’autonomia: gli piace provare, fare e capire. Nella costruzione del Sé, oltre allo sviluppo del linguaggio risulta determinante anche, tra i 9 e i 15 mesi, imparare a camminare da soli: la conquista dell’ambiente significa l’indipendenza di raggiungere le persone, di concepirsi come un’entità distinta e separata dalla madre e dagli altri.
Durante questo periodo un’altra conquista che il bambino fa è assimilare le distinzioni di genere e la propria appartenenza al sesso maschile o femminile, assumendo inconsapevolmente ruoli imposti dalla cultura.
Nel terzo anno si realizza la costruzione completa dell’oggetto affettivo, che integra gli aspetti “buoni” e “cattivi” e così vengono conciliate in un’unica rappresentazione interna le istanze di avvicinamento, contatto ed intimità con quelle di allontanamento, difesa ed aggressione verso i partner significativi.
I bambini sviluppano precocemente l’autostima, ossia una propria concezione di Sé, basata sui giudizi che gli altri danno loro e su quelli che loro stessi emettono verso il loro operato. Inoltre il bambino fa confronti tra Sé e gli altri, incentrati sulle caratteristiche fisiche, sulle abilità morali, intellettive, fino a costruirsi un profilo psicologico di sé stessi.
Successivamente, fra i 4 e i 6 anni, è interessante ascoltare come il bambino racconti le proprie abilità e presunte imprese, inserendo sé stesso in fatti di cronaca; infatti i bambini vantano il possesso di qualità magiche, poteri e meriti eccessivi (senso di onnipotenza). Tale fenomeno è definito dagli psicologi “anni magici”: giocare a identificarsi in vari eroi aumenta nei bambini la propria autostima e contribuisce alla costruzione dell’identità del Sé infantile. La valutazione del Sé, col passare del tempo è sempre più correlata alla capacità di farsi amici e avere la consapevolezza di godere della loro stima.
Dunque il concetto di Sé prende forma precocemente e si rafforza durante la crescita sotto forma di rappresentazione, giudizio di Sé e delle proprie abilità; in questo lungo e tortuoso percorso le interazioni sociali e le relazioni emotive con le persone che si occupano del bambino, sono il fondamento dello sviluppo cognitivo infantile e il rapporto con le prime figure d’attaccamento sarà determinante per le relazioni sociali future.
Marty25 dice
Come madre, mi chiedo ogni giorno se quello che faccio e trasmetto alla mia piccola la stia aiutando e stimolando positivamente.
D’altronde noi adulti siamo figure fondamentali nello sviluppo psicologico e fisico dei nostri figli.
Credo che essere genitore sia uno dei lavori più difficili, ma anche quello che riserva più soddisfazioni!