Quale mamma e quale papà, davanti al pianto del proprio bambino, d’istinto non cercano di farlo smettere?
Si mettono in atto anche le strategie più strane. Ma siamo davvero sicuri che sia la strada giusta?
Può sembrare strano, ma a volte al bambino piangere fa davvero bene e soprattutto serve.
In linea generale il pianto occorre per comunicare un bisogno oppure per manifestare un malessere, una tensione psico-fisica.
Le lacrime diventano così un modo per scaricare tale tensione, per liberarsene.
Spesso il pianto viene vissuto dal genitore come incomprensibile e quindi viene etichettato come un capriccio e il capriccio è vissuto da noi grandi come un qualcosa di inutile, cattivo e disturbante.
Ma anche questo non sempre è così…
I bambini possono e devono fare i ‘capricci’, altrimenti non sarebbero bambini. Il capriccio è una caratteristica tipica di una determinata fase di crescita e sviluppo, che permette la costruzione della propria unicità.
Da qui il bisogno di imporre la propria indipendenza ed autorità, scontrandosi coi limiti e con le regole.
Con i capricci, i bambini cercano di comprendere fino a che punto possono spingersi con la loro volontà di ottenere qualsiasi cosa e subito. Sono alla ricerca di un limite, che solo noi adulti possiamo fornirgli con un giusto e amorevole sistema di regole e valori. Ci mettono alla prova per toccare con mano la nostra coerenza.
Questa fase generalmente sorge intorno ai 18 mesi e svanisce verso i tre-quattro anni. Periodo a dir poco impegnativo per mamma e papà, che viene chiamato ‘terrible twos’.
Spesso nei genitori c’è il timore di commettere errori e il desiderio di gestire al meglio la situazione e ciò porta a volte ad essere o troppo permissivi oppure eccessivamente rigidi.
Come diciamo spesso ai genitori che incontriamo alle nostre conferenze, non esiste un manuale per i genitori e non esistono, per fortuna, mamme e papà perfetti.
Quindi attraverso tentativi ed errori, bisogna trovare la strategia più adatta per fronteggiare questa fase!
Importanza delle regole per i bambini
Ripetiamo spesso che è fondamentale concordare con l’altro genitore poche ma ferree regole da rispettare.
La coerenza non è un optional! Se si dice “no”, bisogna restare fermi nella propria decisione.
In modo amorevole, ribadiamo al bambino che la regola ha un suo motivo e che noi comprendiamo il disappunto del bambino, ma non cambieremo idea. In questo modo il bambino non dovrà nemmeno iniziare una sequenza di lamentele e urla, perché noi gli staremo vicini, pur senza cedere.
Davanti al capriccio bisogna armarsi di molta pazienza: non facciamoci trasportare dalla rabbia e dal senso di impotenza. Potremmo avere reazioni eccessive di cui poi potremmo pentirci. Manteniamo la calma, senza urlare più di quanto faccia lui, senza agitarsi più di quanto lo sia lui.
In questi momenti il bambino ha bisogno di contenimento e rassicurazione, non di genitori in preda ad una crisi di nervi!
Quindi potremmo, in base alla circostanza e al motivo scatenante, cercare di fermare nostro figlio, abbracciandolo e contenendolo, e spiegargli le motivazioni del nostro no.
Se proprio non dovesse riuscire a calmarsi neanche così possiamo dirgli che accettiamo la sua rabbia e che, se crede, può restare ‘solo’ fino a quando si sarà tranquillizzato. Allontaniamoci di un passo e diciamogli chiaramente che potrà raggiungerci una volta raggiunta la calma.
Un ultimo consiglio a cui teniamo particolarmente: una volta superato il capriccio mettiamo la parola “fine”.
Inutile ricordare a distanza di tempo l’episodio, inutile rimanere arrabbiati a lungo col proprio figlio, inutile quanto denigratorio, raccontare ad altri, in presenza del bambino, quanto accaduto.