In un mondo ideale i genitori potrebbero occuparsi del proprio figlio in modo esclusivo per almeno il primo anno di vita, meglio due. Magari con un congedo di paternità esteso e reale, magari con una maternità uguale per tutte (anche per le libere professioniste). Come si dice: per crescere un bambino serve un intero villaggio.
E in un mondo ideale il welfare dovrebbe servire proprio a questo.
Nel mondo reale, invece, il congedo di paternità dura pochi giorni, la mamma spesso si ritrova da sola con il bambino e deve presto scegliere come e quando tornare al lavoro.
Secondo una indagine ISTAT del 2019, la metà delle donne italiane tra i 25 e i 64 anni non lavora, se ha due o più figli:
Nelle coppie con figli la tipologia più diffusa resta quella con solo il padre occupato a tempo pieno, (che riguarda il 32% delle coppie), seguita dalle coppie in cui entrambi i genitori lavorano a tempo pieno (il 27,5%) e dalla combinazione in cui al padre occupato full-time si associa la madre occupata part-time (16%). L’unica crescita che riguarda il lavoro femminile è proprio quest’ultima: il lavoro part-time, che oggi riguarda il 20% delle donne con un figlio e il 23% di quelle con più figli (dato sul totale, non sulle lavoratrici).
Fonte: Il Sole 24 Ore.
In ogni caso, dover togliere del tempo alla gestione famigliare, per dedicarlo al lavoro, che sia dentro o fuori casa, rappresenta un bello scossone per l’organizzazione casalinga.
Tanto per cominciare i figli devono essere accuditi da qualcun altro.
Se frequentano le scuole dell’obbligo il problema non si pone (malattie a parte), ma ovviamente se sono molto piccoli dobbiamo decidere se avvalerci del supporto di nonni (che non tutti hanno), tate o asili nido.
Obiettivo: affidare il neonato a qualcuno che riesca in qualche maniera a intraprendere con lui una relazione di fiducia e confidenza tale, da non sentire con troppa sofferenza il distacco dai genitori.
La scelta, che purtroppo non sempre avviene davvero liberamente, dovrebbe essere molto personale, basata sull’unica prerogativa davvero importante: il benessere e l’armonia familiare.
Il genitore che ha accudito fino a quel momento il figlio potrebbe subire uno strappo nel lasciare il proprio cucciolo a un estraneo e preferisce – magari – che venga coccolato da una figura già conosciuta o da un parente.
Altri, invece, potrebbero voler evitare le sovrapposizioni di ruoli che spesso inaspriscono i rapporti con i nonni e quindi prediligono accompagnare il figlio in una struttura adeguata e super partes.
Certo è che l’obiettivo debba sempre essere la felicità, innanzitutto del bambino e, di conseguenza, della famiglia tutta.
L’altro passo è l’organizzazione pratica, l’impossibilità di affidarsi al caso e all’ultimo minuto, come magari avremmo fatto prima di avere figli.
Non ci si può svegliare la mattina e decidere che “oggi lo accompagni tu il piccolo che io faccio un salto in lavanderia prima di andare a quella riunione”. No. La svolta spesso è stabilire una tabella di marcia settimanale e attenersi entrambi a quella, per incastrare le varie ed eventuali incombenze quotidiane.
4 Trucchi per conciliare famiglia e lavoro
Per conciliare famiglia e lavoro, a volte i genitori devono organizzarsi in modo quasi militaresco: a ognuno il suo compito.
1) Ognuno deve avere un ruolo
Non solo un ruolo, ma anche un ambito di competenza di cui farsi carico: a ciascuno il suo. In base anche alle preferenze di ciascuno, e alle proprie capacità: cucinare vs fare la lavastoviglie, fare le lavatrici vs riordinare i panni, buttare l’immondizia vs pagare le bollette.
Se dividiamo a metà la gestione della casa e dei figli, ci sentiamo meno soli, più supportati, e siamo anche più efficienti.
Sembra una griglia rigida, ma davvero nella pratica aiuta a risparmiare tempo, energie e ovviamente a farci arrivare a sera più sereni e rilassati e addirittura in vena di due chiacchiere tra genitori e giochi con i bambini.
2) Coinvolgere i bambini nell’organizzazione domestica
In base all’età dei bambini, è buona cosa coinvolgere anche loro nella divisione delle mansioni domestiche.
Lo diceva anche la Montessori, quindi siamo salvi.
Se inizialmente è quasi un lavoro aggiuntivo per noi, presenta una forte impronta formativa ed educativa per loro.
E a lungo andare diventa un bel sollievo pratico e un aiuto concreto nella gestione delle pratiche familiari.
3) Accettare l’aiuto degli altri
Sempre nell’ambito pratico, sono fondamentali gli aiuti di tutti i generi: amicali, tecnologici, retribuiti quando possibile.
La spesa online con consegna a domicilio, il portiere che si offre di portare su per le scale il passeggino, la lavanderia, la vicina che ha preparato quell’insalata di pollo squisita, o quella che tiene il suo nipotino in cortile e darebbe un occhio anche al mio mentre metto su la cena, la signora che fa le pulizie una volta a settimana come si deve…
Insomma: diciamo grazie e prendiamo quello che ci viene offerto.
Troveremo sicuramente il momento e l’occasione di ricambiare.
Spesso tornare a lavoro ci richiede un tale dispendio di energie per far quadrare il cerchio e non perdere pezzi che ogni risparmio di tempo e fatica diventa prezioso.
4) Imparare a dire no
Avere un lavoro e una famiglia è fonte di gioia, una ricchezza inestimabile, ma nelle condizioni odierne, con i ritmi lavorativi che ci vengono imposti e la frenesia delle grandi città, è diventato piuttosto un lusso.
Cerchiamo allora qualche margine di respiro: diciamo no alle cose inutili che spesso ci troviamo a fare senza sapere neanche perché, e conserviamo dei momenti vuoti per vivere appieno la felicità per ciò che quotidianamente costruiamo!
Non c’è bisogno di sentirsi in colpa, se coltiviamo anche la nostra felicità personale, anzi.
Vediamolo piuttosto come un investimento che facciamo per la famiglia, per i figli e il benessere futuro di tutti.